Pioveva quando vennero da me.

Lo ricordo bene perché, appena entrati, si tolsero velocemente il berretto bagnato lanciando gocce sui libri appoggiati sul bancone:

«Ehi! – gli dissi – fate attenzione: i libri si rovinano!»

Ma andavano di fretta, neanche fecero caso alle mie parole.

Uno dei due, quello che tutti noi chiamavamo “capo Johns”, disse solamente: «Tu negro: dammi qualche libro grande…»

Non mi disse il titolo né l’autore né il genere. Mi disse solamente: “grande”.

Lavoravo nella biblioteca da ormai quasi dieci anni; conoscevo a memoria tutti i pochi libri presenti lì e, a Dio piacendo, avrei concluso la mia pena al sicuro, tra quelle pagine ingiallite.

Non mi andava di fare storie o di fare domande stupide, soprattutto con il capo Johns, quindi dissi solo: «…grande. Aspettate qui.»

Tornai con la Bibbia: era la cosa più voluminosa che potessi dare alle guardie.

«Cosa dovete farne?» provai a chiedere senza guardarli negli occhi ma subito capii di aver sprecato fiato.

Uscirono, indossando i loro berretti bagnati e senza neanche premunirsi di mettere il libro al riparo sotto le mantelle.

Qualche ora dopo, rileggevo forse per la decima volta “Il Conte di Montecristo”, quando la corrente improvvisamente calò.

Non ci feci neanche caso, era normale lì a Colombia: stavano “friggendo” qualcuno.

Fu solo la sera, quando feci il solito giro per ritirare i libri dalle celle, che chiesi che fine avesse fatto “quella” Bibbia. Il capo Johns mi disse di andarla a riprendere sulla sedia «…sempre che ne sia rimasto qualcosa.» e allora capii.

Era successo davvero: l’avevano ammazzato.

Alla fine, ci erano riusciti: dopo solo 83 giorni dal suo arresto, George era morto.

Talmente piccolo da dovergli mettere un libro sotto il culo per fissargli gli elettrodi al cranio rasato.

Talmente minuto da non potergli tenere la maschera sul volto, così da mostrare a tutti il terrore dei suoi occhi acerbi.

Talmente gracile da non riuscire a bloccargli i polsi nelle cinghie di cuoio.

Ma non troppo bambino da evitargli di diventare il più giovane condannato a morte nella storia degli Stati Uniti.

Ci sono voluti 10 minuti per condannarlo, 80 giorni per trucidarlo e 70 anni per dichiararlo innocente.

Aveva solo 14 anni, George Stinney, e l’ unica colpa di essere nero.

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(Sottotitolo: l’uomo mi fa paura.)

Clicca QUI per conoscere tutta la vera storia di George Stinney,

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